Intervista a Giorgio Pasotti, attore

Intervista a Giorgio Pasotti, attore

 

 

 

 

Qual è il viaggio che le ha cambiato la vita?

 

Il viaggio che mi ha cambiato la vita è sicuramente un viaggio fatto quando avevo 19 anni. Partii il 19 dicembre 1992, per andare a Pechino dove mi sarei iscritto all'Università di sport e medicina tradizionale cinese, perché il mio progetto era quello di diventare un medico, un medico sportivo, perché, per una serie di circostanze più uniche che rare e molto fortunose, venni alla scoperta di questa Università e partii.

 

Partii per una Cina non era quella che tutti conoscono oggi. ma una Cina comunista, fatta di zero macchine, solo biciclette, con i cinesi ancora vestiti con la divisa di Mao Tse-tung e il libretto rosso in tasca, una Cina dove gli anziani quando tu entravi negli autobus, si alzavano per farti sedere in segno di accoglienza, una Cina fatta di grandi viali deserti con statue di Mao Tse-tung, che rappresentavano comunque la rivoluzione culturale, una Cina ripeto diversissima dove non c'erano ristoranti, non c'erano discoteche, non c'era qualsiasi tipo di intrattenimento, se non culturale, proprio nato dal concetto nazional popolare. 

 

Un viaggio che mi cambiò la vita: un ragazzo di 19 anni quale ero, che veniva da una città di provincia, come Bergamo si catapultava in un mondo completamente diverso, un mondo davvero nuovo quello della Cina, della Cina comunista di allora, che ovviamente iniziava ad aprire i suoi orizzonti e  quindi ad affacciarsi dalla muraglia cinese, cosa c'era oltre la muraglia cinese e quindi ho assistito a quella rivoluzione storica e irripetibile di una Cina che si stava incominciando ad aprire all'Occidente, quindi l'apertura dei primi ristoranti occidentali come i primi Pizza Hut ele prime attività industriali che venivano aperte in Cina. Un viaggio dove ho assaporato l'idea di una vita completamente diversa dalla mia, fatta di poche cose, piccole cose, ma non per questo meno importanti, una vita scandita dai tempi della natura stessa, quindi dal susseguirsi delle stagioni, non essendoci alcun tipo di intrattenimento, di svago. 

 

C'era un grandissimo dormitorio con migliaia di studenti: io ero uno di quelli in un palazzetto adibito solo per gli studenti stranieri. Lì trascorrevo le mie giornate tra lo studio la mattina e l'allenamento di pomeriggio, come una sorta di ISEF cinese. Fu un viaggio che ricordo ancora, lo feci con la compagnia aerea, la Pakistan International Airlines che, per arrivare a Pechino ci metteva qualcosa come 24 ore con tre scali ad Atene, Karachi, Hong Kong e poi Pechino, si arrivava stremati e ad accoglierti c'erano solo cinesi con le insegne con caratteri solo cinesi. Non c'era nessun tipo di indicazione in inglese e nessuno sapeva l'inglese, peraltro, per cui mi sono arrangiato con il linguaggio dei gesti, ho imparato li per li a farmi capire in qualche modo, però ecco così ho scoperto di essere abituato ad avere tutti i surplus di un ragazzo occidentale.

 

Questo viaggio mi ha permesso di scoprire una vita altrettanto bella e tanto ricca, ricca di cultura completamente diversa dalla nostra, dando valore alle piccole cose, dando valore al dialogo, al parlare, all'ascoltare ciò che queste persone mi dicevano, dandomi un affresco di una civiltà, di una cultura diversa dalla mia. 

 

Ecco questo è stato sicuramente il viaggio che a 19 anni mi ha cambiato letteralmente la vita, anche perché li iniziai a fare l'attore, mestiere appunto che faccio tutt'oggi e abbandonai l'idea di diventare un medico. Quindi mi ha cambiato letteralmente la vita: prendo a prestito la famosa frase di John Lennon che dice "la vita è ciò che ti accade mentre stai realizzando i tuoi progetti".

 

 

Cosa significa per me viaggiare?

 

Per me viaggiare è un insieme di tante sensazioni, viaggiare non è un unicum, viaggiare sono tante cose diverse tra loro, si viaggia per staccare la spina, ci sono tanti tipi di viaggi.

 

Ogni viaggio per me rappresenta qualcosa di diverso, c'è il viaggio avventuroso, c'è il viaggio appunto che deve appagare la vista, il mio interesse culturale, la mia curiosità e, quindi, ci sono mete ovviamente diverse. Con la mia compagna Claudia, amo andare in luoghi come per esempio la montagna, coccolati da quella intimità che, secondo me, solo la montagna e il freddo riescono a darti. In montagna il freddo diventa caldo proprio perché ti accolgono quei luoghi meravigliosi fatti di legno, di calore, di fuoco. E fuori ci sono questi paesaggi mozzafiato con dei colori ben distinti: il verde della montagna, il bianco della neve, l'azzurro del cielo. Questo per me è proprio sinonimo di serenità e di pace. In quei luoghi io riesco a ritrovare una pace proprio interiore, che di questi tempi fa molto bene. 

 

Dipende molto dalle mete. Adoro altrettanto intensamente l'Africa del Nord fatta di questi deserti, di questi tramonti, di questi colori arancioni, gialli. O quel tipo di vacanza come l'Africa centrale, la savana, quei posti primordiali: un viaggio che ci conduce nel nostro passato, nel nostro passato più lontano. 

 

Poi c'è il mare che ti riempie i polmoni, ti riempie la vista, mi piace anche il mare autunnale, invernale che ha un po’ un senso più nostalgico, un po’ più poetico.

 

Ogni viaggio rappresenta per me un'emozione, uno stato d'animo. 

 


Anche tu hai un viaggio che ti ha cambiato la vita?
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